Hai ragione, sanno già tutto!!!
Cerchiamo di capire
I siti di social network oggi sono innumerevoli e vanno ben oltre i soliti Facebook, Twitter, Instagram, Tinder, TikTok, Linkedin. Condividiamo i nostri dati anche con tutta una serie di applicazioni che usiamo tutti i giorni e a cui permettiamo di raccogliere, catalogare, studiare e spesso “ricondividere” le nostre informazioni.
Proviamo a pensare a piattaforme di streaming come Netflix, Spotify, Youtube, Amazon prime, PornHub oppure quelle relative alla sharing economy come Uber, AirBnb, Deliveroo, JustEat; applicazioni che gestiscono i pagamenti come PayPal. Non parlando poi di WhatsApp, Telegram, Messenger, WeChat, Signal, vogliamo poi parlare di siti e applicazioni dove effettuiamo acquisti di vario genere come Ryanair, eBay, Depop, Vinted e potremmo continuare…
Ecco alcuni dati raccolti
Ma cosa compone il nostro “io” digitale? Cosa viene raccolto? Vediamo un po’:
Nome e cognome;
Età;
Genere;
Orientamento sessuale;
Stato sentimentale;
Razza;
Peso;
Altezza;
Nazione di nascita;
Credenze religiose;
Zona di residenza;
Indirizzo di casa;
Stato lavorativo e tipo di occupazione;
Ruolo lavorativo;
Possesso di animali domestici;
E-mail;
Numero di telefono;
Gestore telefonico;
Tipo di telefono o di altro dispositivo;
Indirizzo IP del dispositivo utilizzato e dettagli della connessione (inclusi data e ora);
Eventi in calendario;
Un elenco in costante aggiornamento di hobby e interessi;
Parenti stretti;
Cognome della madre da nubile;
Attuale datore di lavoro;
Datori di lavoro passati;
Tragitto casa-lavoro e viceversa;
Luoghi in cui siamo stati e in cui andremo in vacanza;
Dettagli del conto bancario;
Importo dello stipendio;
Allergie o intolleranze;
Informazioni su stato di salute e stile di vita;
Posizione e data delle nostre foto o dei nostri video;
Informazioni vocali o audio;
Elementi visualizzati attraverso la fotocamera.
Alcuni siti o applicazioni riprendono ulteriori informazioni dalla raccolta di altri dati che non pensiamo assolutamente possano essere raccolti ed elaborati, come ad esempio i dati raccolti tramite tecniche di “eye tracking” (monitoraggio oculare). Questa tecnica consente di effettuare l’analisi dei movimenti dello sguardo, dei punti di fissazione, persino della loro durata in determinati punti dello schermo, l’ordine della visualizzazione. Forniscono informazioni su cosa attira l’attenzione visiva dell’utente e permettono di calibrare gli algoritmi personalizzando la navigazione, le campagna marketing, che contribuiscono per la maggior parte alla realizzazione dei profitti di questi siti o applicazioni. Tutto questo per mezzo delle fotocamere frontali dei vostri dispositivi, mentre voi usate ingenuamente le svariate applicazioni che se ne avvalgono.
Quando si usa un qualsiasi servizio Google, si raccolgono:
- ricerche eseguite;
- video guardati;
- annunci visualizzati o selezionati;
- posizione;
- siti web visitati;
- App, browser e dispositivi usati per accedere ai servizi Google.
Quando si crea un account Google, la raccolta può riguardare:
- nome e cognome;
- data di nascita e sesso;
- password e numero di telefono;
- e-mail inviate e ricevute su G-mail;
- foto e video salvati;
- documenti;
- fogli e presentazioni create su Drive;
- commenti pubblicati su YouTube;
- contatti aggiunti;
- eventi di calendario:
A seconda della piattaforma collettrice, queste informazioni vengono inoltre condivise anche con altre aziende o agenzia governative, per svariati scopi.
Facciamo l’esempio di Google:
“Forniamo informazioni personali alle nostre società consociate o ad altre aziende o persone fidate, affinché le elaborino per noi in base alle nostre istruzioni e nel rispetto delle nostre norme sulla Privacy e di altre eventuali misure appropriate, relative a riservatezza e sicurezza. Ad esempio, usufruiamo di fornitori di servizi affinché ci aiutino con l’assistenza clienti” Questo è quanto riporta la sezione Norme sulla privacy, del sito di Google.
«Condivideremo informazioni personali al di fuori di Google qualora ritenessimo in buona fede che l’accesso, l’utilizzo, la tutela o la divulgazione di tali informazioni sia ragionevolmente necessario per:
- Rispettare le leggi o norme vigenti, un procedimento giudiziario o una richiesta del governo. Condividiamo le informazioni relative al numero e al tipo di richieste che riceviamo da parte dei governi nel nostro Rapporto sulla trasparenza.
- Applicare i Termini di servizio vigenti, compresi gli accertamenti in merito a potenziali violazioni.
- Rilevare, impedire o altrimenti gestire attività fraudolente o problemi relativi alla sicurezza o di natura tecnica.
- Tutelare i diritti, la proprietà o la sicurezza di Google, dei nostri utenti o del pubblico, come richiesto o consentito dalla legge.»
Gli ultimi due punti lasciano ampi margini di manovra per condividere informazioni per le più diverse ragioni e specialmente con l’NSA, i servizi segreti statunitensi, come vedremo in seguito.
Supermercati, Ipermercati, grandi magazzini
Anche le carte fedeltà dei supermercati trattano i dati dei clienti attraverso una vera e propria profilazione delle loro abitudini ed i loro comportamenti, sono pertanto un vero e proprio strumento di identificazione e/o profilazione di un consumatore!
Infatti le grandi società attraverso i programmi di fidelizzazione si pongono il duplice obiettivo di profilazione e marketing diretto.
Guardando in special modo alla grande distribuzione organizzata (G.D.O.), il trattamento dei dati forniti all’atto dell’emissione di una carta fedeltà può portare a rischi per i consumatori/interessati poiché, nella prassi, si assiste a un’indiscriminata richiesta di dati ulteriori e non necessari.
Oltre al fatto che molti interessati non sono consapevoli che, mediante la carta fedeltà, le loro abitudini e i loro comportamenti sono oggetto di profilazione, ciò a causa di informative generiche e poco chiare.
La tipologia di dati che la società vuole trattare, anche ai fini di profilazione è ad esempio: dati relativi agli specifici acquisti effettuati, alle abitudini comportamentali di acquisto…
Accanto a dati anagrafici e recapiti anche di posta elettronica, sono spesso raccolte altre informazioni relative al cliente o a suoi familiari, non necessarie per attribuire i vantaggi collegati alla carta (titolo di studio, professione, interessi, abitudini, preferenze, modalità di acquisti, ecc.
Consumatori, relativi nuclei familiari ed altre persone da essi indicati, ricevendo i vantaggi legati alla fidelizzazione, sono monitorati in dettaglio nei loro comportamenti, vengono profilati anche all’interno di specifiche banche dati centrali o locali e fatti oggetto di raffronto con altri clienti, senza esserne peraltro consapevoli non avendo ricevuto un’adeguata informativa.
La sottoscrizione alle tessere fidelity è generalmente gratuita, qui dobbiamo chiederci perchè? Perché il vero bene negoziato è il dato personale.
È per questo che al momento in cui forniscono i propri dati per aderire al programma di fidelizzazione, i clienti devono essere informati in merito all’uso che la società farà di questi.
Ecco solo alcune delle fidelity card che profilano i consumatori:
- Tigotà
- Sephora
- Starbucks
- Carrefour
- OVS
- Decathlon
- Ikea
- Coop
- Esselunga
- Conad
- Unieuro
- Mediaworld
- …. continua
Documentazione allegata
-
Tanto non ho niente da nascondere
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